A partire da questo autunno anche l’Italia dovrebbe aprire le porte al condhotel, una sorta di ibrido tra un condominio e un albergo. Formula nata negli USA ma già usata anche nel Nord Europa e in Spagna e tra poco anche in Italia. Questo nuovo tipo di struttura ricettiva è disciplinata nell’Articolo 31 del D.L. n. 133/2014, il Decreto Sblocca Italia. Sono state già approvate (con decreto del 22 giugno 2017) le definizioni delle condizioni, criteri e modalità di esercizio.
Ma cos’è il CondHotel?
Con questo termine si intendono “gli esercizi alberghieri aperti al pubblico, a gestione unitaria, composti da una o più unità immobiliari ubicate nello stesso comune o da parti di esse, che forniscono alloggio, servizi accessori ed eventualmente vitto, in camere destinate alla ricettività e, in forma integrata e complementare, in unità abitative a destinazione residenziale, dotate di servizio autonomo di cucina, la cui superficie non può superare il quaranta per cento della superficie complessiva dei compendi immobiliari interessati” (Fonte: condominioweb.com).
In poche parole, il proprietario di un hotel già esistente (diviso per unità immobiliari e dotato di cucine autonome) può venderne una parte. L’acquirente può usufruire della stanza in via esclusiva oppure affidare la gestione all’albergatore, dividendo il guadagno dell’affitto a metà.
Si possono quindi fornire servizi sia attraverso le tradizionali camere che attraverso unità abitative aventi destinazione residenziale.
Condizioni per l’esercizio:
- Almeno 7 camere non più distanti di 200 metri dall’edificio dedicato ad albergo.
- Il 40% della superficie totale deve essere dedicata alle camere.
- Deve essere presente una portineria unica.
- Gestione unitaria ed integrata dei servizi.
- Esecuzione di un intervento di riqualificazione che porti al conseguimento di 3 stelle almeno.
- Rispetto della normativa in termini di agibilità.
- Il gestore deve comunicare i dati degli ospiti alla questura del comune.